Villa Cusani Confalonieri
Villa Cusani Confalonieri svetta in posizione strategica a dominare la sottostante valle del Lambro, al centro di un parco che nell’Ottocento risultava essere molto più esteso, sin quasi a raggiungere le rive del fiume. Tutta la proprietà è stata acquistata in anni recenti dall’Amministrazione comunale e destinata dal 1980 a biblioteca pubblica, a sede di attività culturali varie, nonché a parco pubblico. Dall’ingresso pedonale è possibile visitare anche il museo dei vigili del fuoco.
Il suo nucleo più antico è la torre posta sul lato nord che denuncia un’origine medioevale con finalità difensive, attorno alla quale probabilmente si è venuto organizzando l’abitato di Carate, definito ”borgo”, cioè località dotata di fortificazioni.
Tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento Valerio Confalonieri trasformò il complesso medioevale in una tipica villa di residenza padronale, ancora imperniata però, stando ad alcuni disegni dell’epoca, sulla pianta quadrilatera con al centro una corte porticata, propria di analoghe rocche costruite nei secoli XII e XIII.
L’ultimo significativo intervento risale agli inizi del Novecento quando fu aperta la corte verso sud che conferì all’edificio l’attuale andamento tendenzialmente a U, pur con le due ali laterali diseguali e di modesta profondità.
A parte il maschio, in gran parte degli ambienti predomina l’impronta del primo Seicento, con la porzione superstite del portico che presenta una trabeazione rettilinea poggiante su colonne di granito dai semplici capitelli e gli ampi locali del piano terreno dotati di camini in pietra scolpita. Uno scalone a due rampe dal fondo del portico stesso conduce alla severa galleria superiore. Seicentesco è anche il giardino all’italiana che si estende sul lato ovest della villa con sei semplici rettangoli erbosi, intersecati da due vialetti e contornati da odorose siepi di bosso. Quasi nulla oggi resta degli originari arredamenti interni, se si escludono i volumi della biblioteca e i pochi mobili che sono confluiti nel Museo Romagnosi.