Villa Beldosso
Lungo il percorso che risale la valle del Lambro da Agliate verso Briosco, si innalza Villa Beldosso la cui fondazione si fa risalire ai primi anni del Cinquecento.
La villa evoca già nel nome una felicissima posizione, coniugazione perfetta tra la morfologia naturale del luogo e l’architettura che ad essa fa esplicito riferimento.
Due massicci pilastri quadrangolari in pietra sorreggono l’elaborato cancello in ferro, forgiato a motivi mistilinei con coronamento floreale, lungo il cannocchiale prospettico che collega il viale e la villa, arretrata sul punto più elevato della vasta proprietà. La monumentale facciata rivolta a sud emerge dalla linea in sensibile declivio del prato antistante, bordato ai lati da alberature addensate a macchia boschiva. La villa ha un impianto articolato da più edifici a formare un organismo complesso ma da questo punto la vista coglie solo la dimora padronale, un proporzionato volume a pianta rettangolare – invero irregolare, dimezzandosi ad est la larghezza, da corpo doppio a singolo – e prospetti elevati su tre piani.
La facciata, tripartita mediante due serie verticali di conci bugnati, è regolata sull’asse di simmetria al quale sfugge la sola copertura per la minore profondità dell’edificio sul lato nord-est. Dalla doppia scalea centrale con balaustre e statue si sale al parterre dal quale si accede all’edificio, elevato su tre piani, con due balconcini al piano nobile e un’ordinata serie di finestre e porte finestre incorniciate da mostre mistilinee, distinte sull’ordine dei piani nelle forme coronate a conchiglia.
Non manca la regola compositiva nei due prospetti ad ovest – con talune finestre tamponate – e ad est, dove il ruolo accentratore è svolto dall’avancorpo della cappella gentilizia. Al piccolo oratorio neoclassico, progettato da Simone Cantoni, si accede tramite una gradinata che sale al protiro colonnato sormontato da un timpano triangolare, con l’aula circolare a nicchie decorate comunicante direttamente con la villa attraverso la sacrestia.
All’interno la villa conserva ambienti di grande suggestione per l’organizzazione e le dimensioni delle sale, affrescate e decorate con stucchi e cornici e per gli arredi originari in parte mantenuti, ai quali sono aggiunti i mobili d’epoca dell’esposizione d’antiquariato.
L’originaria dimora è giunta sino a noi alquanto modificata nelle forme e nell’impianto, condizionato da successivi interventi di adeguamento alle esigenze dei diversi proprietari. Radicale fu forse quello intrapreso alla fine dell’Ottocento dal conte Andrea Sola, coniugato con la marchesa Antonietta Busca Arconati Visconti. Nel 1821 fu costruito al vertice nord-est della villa l’oratorio neoclassico ad aula circolare, preceduto da protiro colonnato e timpano superiore, progettato da Simone Cantoni.
Più tardi, verso la seconda metà dell’Ottocento, le modifiche coinvolsero la corte d’onore a nord, già rilevata nel 1838 nella Carta del Brenna. Il fabbricato rustico destinato a supporto delle attività di conduzione del fondo agricolo che la delimitava fu demolito e congiuntamente venne eretto un edificio di servizio attestato ad est, ampliando la vista sul parco, così esteso ai tre lati della dimora padronale. Probabilmente coeva fu anche la chiusura del triportico che affacciava sulla corte d’onore.
Negli ultimi decenni la villa è stata acquistata da Luigi Galli, antiquario di fama europea, che ne ha curato il restauro e l’organizzazione degli spazi espositivi di mobili d’epoca nei sontuosi saloni. Oggi la villa è di proprietà della famiglia Lamperti.